Coltiviamo case
Siamo nel 2018 e la percezione comune rispetto al fare architettura è di una disciplina che ormai domina tutto e la cui capacità gestionale organizzativa sia in grado di controllare tutto.
La progettazione affidata ormai a software sempre più precisi e dettagliati in grado allo stesso tempo di anticipare visivamente la realtà e tenere sotto controllo misure e costi. Siamo in un’epoca in cui questo piano virtuale ha lentamente allontanato il pensiero comune da un senso di realtà più pratico.
Ad un certo punto si arriva sempre in cantiere sotto il cielo e le stelle, sotto il sole e la pioggia, esposti al vento ed alla neve. Ci saranno giorni caldissimi in cui sarà indispensabile l’acqua per innaffiare i getti appena fatti ed altri gelidi in cui non si riuscirà nemmeno a scavare la terra tanto questa sarà ghiacciata. Ci saranno giornate di pioggia che interromperanno i lavori di un tetto ed altri in cui si attenderà la pioggia affinché il terreno appena scavato si assesti in modo naturale.
Costruire architetture ha un rapporto diretto con la terra con le stagioni ed i loro umori. Ha avuto, ha ed avrà sempre a che fare con l’ambiente esterno che condizionerà i nostri tempi ed il nostro lavoro.
Non saremo mai in grado di prevedere e governare questi parametri.
Ed oggi quando i nostri clienti si lamentano dei giorni di pioggia o di gelo non possiamo far altro che ripetere le parole che ci disse un anziano impermeabilizzatore all’inizio della nostra carriera
“Architetto si ricordi, dopo molti e molti anni di attività ho imparato un segreto. Quasi sempre ad un certo punto dopo alcuni giorni di pioggia solitamente torna il sole…”